MEDIAZIONE SCOLASTICA COME STRUMENTO DI RICONCILIAZIONE O SEPARAZIONE?


di Paola Terenzi e Elena Rubbi
ISCRA Modena
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Definizione del contesto
Scuola dell’infanzia (3-6 anni) composta da due sezioni eterogenee, collocata all’interno di un ampio parco cittadino. La scuola raccoglie un’alta percentuale di utenza del centro storico di Bologna, prevalentemente caratterizzata da fasce socio-economiche più che benestanti. La scuola è tradizionalmente ambita da tale utenza, sia per la sua posizione privilegiata, sia per la rete sociale sostanziata dalle famiglie di questo territorio, sia per l’intreccio relazionale tra le famiglie stesse e parte del personale docente.
La pedagogista referente della scuola è la dott.ssa Rubbi, coadiuvata in alcuni momenti del percorso dalla collega dott.ssa Terenzi e dal coordinatore dott. Dott. Alessandro Baroni.

Eventi
Il processo di eventi ai quali ci riferiamo si sviluppa nell’arco dell’ultimo anno scolastico (2002-03), con conseguenze gestionali e relazionali persistenti nell’anno scolastico in corso. Si tratta del deterioramento di una situazione pregressa, che vede un forte livello di conflittualità tra le insegnanti delle due sezioni (e all’interno delle sezioni stesse), a vario titolo invischiate con i genitori dei bambini frequentanti la scuola. L’elemento scatenante dell’acutizzarsi della criticità è stato l’inserimento di alcune bambini all’interno di una delle due sezioni. I genitori, coinvolti fino a poco tempo prima in una relazione amicale con le insegnanti, lamentano con il coordinamento atteggiamenti e comportamenti delle insegnanti, quali ad esempio: colpevolizzazione dei genitori rispetto alle difficoltà di inserimento; emarginazione protratta dei bambini durante la loro permanenza a scuola; scarsa attenzione educativa nei loro confronti.
Contemporaneamente le insegnanti della scuola, in pubblico e in privato, hanno continui comportamenti di disconferma professionale l’una nei confronti dell’altra, incrementando un meccanismo perverso di triangolazione e di coinvolgimento dei genitori, a tal punto che tra le due sezioni si era venuta a creare una sorta di linea immaginaria di separazione che i bambini non dovevano assolutamente oltrepassare.
La pedagogista, monitorando frequentemente la situazione, osserva in alcuni bambini chiari segni di disagio, quali ad esempio mutismo nei confronti degli adulti o forte aggressività.

Dopo vari colloqui con due coppie di genitori ed in seguito a tre lettere anonime che arrivano presso l’abitazione delle stesse, su espressa richiesta dei genitori, i due bimbi vengono trasferiti in altre scuole. Nel frattempo si erano verificati altri ritiri. I genitori che avevano ricevuto le lettere decidono di sporgere denuncia. I Carabinieri avviano un’indagine, dando indicazione al coordinamento di mantenere lo stretto riserbo. Convocano gran parte dei genitori della scuola in un’unica giornata. Pochi giorni prima, i genitori di una sezione avevano richiesto un incontro con le insegnanti e la pedagogista, con l’obiettivo di sedare le proprie preoccupazioni conseguenti ai trasferimenti. Questo incontro viene fissato casualmente il giorno in cui i genitori ricevono la convocazione dei Carabinieri.
Durante l’incontro, al quale partecipa anche Paola Terenzi, i genitori, nonostante la chiara volontà espressa di non parlare di terzi (nello specifico delle motivazioni dei trasferimenti), insistono nel volere spiegazioni che connettano i trasferimenti all’indagine dei Carabinieri. Temono che i propri figli non siano tutelati e che possano verificarsi fatti gravi a discapito dei bambini stessi: queste sono le dichiarazioni esplicite. Il clima della riunione è molto teso, ma viene ribadito più volte che, rispetto all’indagine in corso, non siamo tenuti, su indicazione dei Carabinieri stessi, a dare informazioni.
Si cerca di dirottare l’interesse dei genitori e delle insegnanti su di un confronto intorno alle modalità educative, alla didattica, alla qualità globale della scuola, ma non emerge una reale disponibilità. Al contrario, le insegnanti non prendono una posizione coerente con il coordinamento pedagogico, ma tacciono o ammiccano ai genitori nel momento in cui vengono più o meno esplicitamente espresse critiche a coloro che hanno trasferito i propri bimbi. La situazione diventa insostenibile, tanto che, per il rifiuto di violare la privacy di cittadini utenti dei nostri servizi, veniamo insultate da alcuni genitori, che ci accusano di “rubare lo stipendio al Comune di Bologna”.
Il collettivo viene sciolto alla fine anno scolastico 2002-03.

Ipotesi e tentativi

vDa parte del coordinamento pedagogico si ravvisa l’urgente necessità di porre termine ad una situazione gestionale e relazionale che sta compromettendo la qualità del servizio, sia nel rapporto con le famiglie, che con alcuni bambini, i genitori dei quali segnalano il loro disagio al nostro ufficio.
vSi tenta una mediazione del conflitto per verificare l’opportunità di una “separazione” delle due sezioni (aiutare le insegnanti, i genitori, i collaboratori delle due sezioni a separare i loro percorsi di invischiamento e sofferenza). I pedagogisti partecipano a diversi collettivi e a riunioni con i genitori: il livello di conflitto tra le insegnanti è ad altissimi livelli, a volta esplicitato, a volte mascherato. Anche i collaboratori sono, con modalità diverse, conniventi.

Nella relazione verranno sottolineati alcuni elementi cruciali rispetto alla connotazione del conflitto, delle relazioni che lo hanno determinato e rispetto al ruolo e all’intervento del coordinamento pedagogico.

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