CONVIVERE, COMUNICARE, COOPERARE: UNA PROPOSTA–INTERVENTO PER UNA CLASSE SECONDA ODONTOTECNICI


di Maria Emilia Ghiotto Mediatrice Familiare AIMS milorsa@libero.it


L’esperienza inizia con l’elaborazione e la consegna di un progetto e la stesura di un accordo riguardante alcuni aspetti di cornice. Il lavoro vero e proprio si è realizzato nel corso di tre settimane consecutive nelle quali sono stati fatti tre incontri condotti da tre operatori del Polo Giovani. Su una classe di 14 (3 femmine e 11 maschi) al primo incontro erano presenti 8 ragazzi, al secondo 9 (ne mancava uno ed erano presenti due nuovi) e al terzo 12 (altri 2 nuovi arrivati; risultano assenti un ragazzo che è stato presente solo al primo incontro e un alunno che anagraficamente risulta essere molto più grande degli altri, oltre la trentina. L’età non è una caratteristica omogenea alle classi di questa scuola in quanto, come istituto odontotecnico, si presta all’iscrizione di alunni con fascia d’età differenti).
Al di là di un certo imbarazzo iniziale e dell’ intenzione originaria a proporre attività “di tipo giocoso”, dopo la prima presentazione (per la quale è stata utilizzata una pallina che veniva lanciata da una persona che si presentava verso un’altra), si è entrati abbastanza velocemente nel “cuore del problema” = la mancanza di solidarietà, presenza di atteggiamenti provocatori ed aggressivi all’interno della classe.
I ragazzi erano stati “informati” dalla Scuola in questa direzione e noi “eravamo stati individuati come dei referenti esterni” con i quali affrontare questo argomento. L’atteggiamento dei partecipanti era vagamente passivo, un po’ come se ”fossero stati impostati ad ascoltare una lezione di solidarietà”.
Le attività del primo incontro sono state in buona parte dedicate alla conoscenza reciproca ma soprattutto all’esplicitazione delle loro aspettative. Dopo un iniziale imbarazzo,i ragazzi si sono lasciati coinvolgere facilmente nella discussione successiva alle attività.
L’atteggiamento prevalente era:
“… è colpa di … (ovviamente assente) che ha atteggiamenti provocatori ed aggressivi nei confronti di alcuni (i più deboli e/o le femmine),
…l’anno scorso, tra di noi, era ancora peggio…
… sono disponibile con chi è disponibile con me e viceversa…
…parlarne non serve a niente, tutto resta come prima…
… non abbiamo spazi all’interno della scuola per affrontare questi discorsi….
…è una fissazione degli insegnanti che si sono creati l’idea che tra di noi ci siano problemi di mancanza di solidarietà…
Conseguenza a queste loro versioni una serie di atteggiamenti ricchi di spunti, di provocazioni e condita da una scarsa capacità a comunicare e ad ascoltare il punto di vista degli altri, al tempo stesso però,la disponibilità a lasciarsi “guidare” su un terreno sconosciuto. “Il dibattito” forse è stata l’attività alla quale i ragazzi hanno partecipato in maniera più attiva e partecipata.

L’attività che è stata proposta al secondo incontro (dopo aver aggiornato i nuovi arrivati del lavoro svolto la volta precedente) voleva in qualche modo essere l’attività centrale del progetto, ovvero fare e far fare un qualche cosa per far sperimentare l’imprescindibile bisogno degli altri, di tutti gli altri, per raggiungere obiettivi più complessi e raffinati. Si consegna ad ogni ragazzo un biglietto sul quale sono scritte tre parole generiche. La richiesta è di scrivere tutti insieme una storia di senso compiuto che contenga tutti gli elementi che sono stati consegnati. A loro il compito di elaborare una strategia comune e condivisa per realizzare il compito in un arco di tempo determinato: un’ora.
Superato un momento iniziale di imbarazzo e risate abbastanza diffuse, i ragazzi si mettono intorno al tavolo, e discutono sul come fare… c’è chi inizia a scrivere senza aspettare gli altri, ma la cosa non funziona fino a quando non riescono ad accordarsi su alcuni (anche se pochi) punti. L’interesse di quelli non direttamente interessati va scemando e, complice il tempo che scorre veloce, a un certo punto uno di loro si prende l’incarico di portare a termine la consegna tutto da solo ( aiutato da una compagna che gli fa “da segretaria”). Scaduto il tempo a disposizione, si legge la storia ma i ragazzi sono troppo stanchi per commentare il loro manufatto.
Il terzo ed ultimo incontro è caratterizzato soprattutto dalla presenza (per la prima volta) di due ragazzi che, neanche tanto implicitamente le volte precedenti erano stati “accusati” di essere i responsabili delle tensioni e degli scontri avvenuti tra alcuni membri della classe. L’atteggiamento dichiaratamente provocatorio degli ultimi arrivati sembrerebbe, in effetti confermare questa versione anche a noi che, abbiamo “raccolto” le volte precedenti le accuse loro rivolte: per poter procedere, ci si rivolge inevitabilmente ai due ultimi arrivati per sapere se sono stati informati dai compagni sulle riunioni precedenti. Il clima è abbastanza condizionato da queste due nuove presenze ma è, soprattutto un ragazzo che sembra incarnare il ruolo e la parte del teppista vesseggiatore dei più deboli. Questo ragazzo intuisce “il nocciolo del problema” di cui si è parlato in sua assenza e, con atteggiamenti verbali e non cerca a tutti gli effetti di confermare il pregiudizio.
La difficoltà sta nel non rimanere intrappolati dalle provocazioni che piovono a pioggia per cui, l’obiettivo ambizioso che con i colleghi ci si pone consiste nel condurre il dibattito realizzando i seguenti passaggi: 1) contenere e bloccare le provocazioni chiedendo al ragazzo in maniera esplicita quale sia il messaggio che vuole passare ai propri compagni facendo o dicendo quelle cose; 2) contenere e bloccare quegli atteggiamenti portati da altri che, in maniera anche indiretta inducono le provocazioni, le incitano sghignazzando su tutto quanto avviene, compresa la sofferenza del compagno che sta subendo le vessazioni; 3) cercare di individuare un qualche cosa di buono nelle cose dette “ dal teppista” e renderle note agli occhi di tutti; 4) far conoscere alla classe la fatica ed il dolore che si nascondono (neanche tanto bene) dietro il ruolo da duro e, al tempo stesso far arrivare al “ duro” la fatica ed il dolore che si possono nascondere in chi ha subito la provocazione; 5) fornire alla classe un altro paio di occhiali per guardare e guardarsi in modo diverso; 6) se il problema sussiste ed attraverso il confronto non si riesce a modificarlo, individuare strategie differenti per affrontarlo

Obiettivo ambizioso per il poco tempo di cui si disponeva;le dichiarazioni finali dei ragazzi sembrano più che altro una dichiarazione di intenti; i ragazzi sembrano però avere fatto una esperienza nuova, gratificante in quanto protagonisti,portatori di bisogni di cui loro stessi non ne hanno piena coscienza.

Alcuni elementi che hanno contribuito all’esito positivo dell’esperienza:

vil setting extrascolastico
vil contratto chiaro tra gli operatori del polo e la classe
vla scuola come mandante non per controllare ma per indurre cambiamenti
vil clima confortevole del contesto
vil linguaggio e le attività usate
vil gioco di squadra degli operatori (un conduttore, uno che realizza le attività, un osservatore)
vla restituzione sul lavoro svolto
vl’aver creato uno spazio di ascolto ai loro problemi
vl’assenza di giudizio

Primo incontro con la seconda classe dell’Istituto Gaslini

Prima attività: ci si presenta dicendo il proprio nome, un animale ed uno stato d’animo che possano rappresentarci. Terminata la presentazione si lancia casualmente una pallina ad un altro.


Autore verso…Animale Stato d’animo
Daniele Cane Sereno
Mattia Cavallo Inquieto
Massimo Gatto Bene
Nicole Falco Felice
Simone Gatto Stanco
Roberta Pesce Felice
Andrea Leone Stanco
Giovanni Tigre Bene

I ragazzi sono seduti nella stanza in semicerchio.

Gli educatori sono seduti di fronte a loro (delimitando il cerchio).
Seconda attività:
Si chiede loro di rispondere su di un foglio anonimo a due domande:
1) Perché sono qui
2) Cosa mi aspetto da questi incontri

I ragazzi sono abbastanza veloci nel consegnare i biglietti, dopo di che si passa alla lettura ed al commento a quanto è stato scritto. Ogni ragazzo legge casualmente un biglietto compilato da un altro.Lo commenta, si chiede cosa ne pensa,si confronta con gli altri, ci si interroga sull’identità dell’autore.

Risposte dei ragazzi:
1) per creare un punto di incontro tra di noi
2) Amicizia con i compagni (tutti)…. Non ce n’è, anzi…ognuno pensa per sè

Dibattito su andare d’accordo e rapporto d’amicizia

1) Sono qui perché mi è stato imposto dalla scuola “come approfondimento”
2) Mi aspetto, da come mi hanno detto, che è una cosa noiosa ed inutile

Alcuni commenti...”è stata imposta per aiutarci… vedremo poi alla fine i risultati…agli altri non frega niente di me e a me non frega niente degli altri, perché no, tentar non nuoce…siamo tutti contro tutti…potremmo essere tutti (uniti) per un obiettivo comune: superare l’anno scolatico,

1) Sono qui perché ero curioso di sapere cosa fosse il Polo giovani
2) Mi aspetto di aumentare la solidarietà tra di noi

…Commenti: questo è un nostro problema, siamo fatti così, quest’anno le cose stanno andando megli orispetto all’anno precedente; ce l’hanno detto dal primo giorno,continuano a dircelo poi alla fine uno ci crede anche…

1) Sono qui perché la mia insegnante ha ritenuto opportuno unire la nostra classe
2) Non mi aspetto nulla di particolare perché non credo all’amicizia, né tanto meno nella mia classe

Commenti: una persona, sola, delusa, pessimista… forse perché “vittima di una situazione”…cosa potremmo fare noi, con il ns.atteggiamento per provare a cambiare qualche cosa?..forse non ridere quando queste cose avvengono…

1) Sono qui per fare le ore di approfondimento della scuola, cercando di aiutare l’armonia della classe
2) Mi aspetto di passare qualche pomeriggio con i miei compagni

1) Oggi sono qui per sperare di essere una classe più unità
2) Mi aspetto che questo serva a qualche cosa, che non succedano più certe cose

1) Sono qui perché dobbiamo affrontare i problemi della classe
2) Mi aspetto di risolvere i problemi della classe

1) Sono qui perché è una attività da fare con la scuola ma soprattutto perché non sapevo cosa erano e sono ed ero curioso
3) Mi aspetto di sapere perché la classe ha questo problema

Secondo incontro

A questo incontro sono presenti due ragazzi nuovi e ne mancano due (uno già assente la volta precedente ed il ragazzo che aveva espresso più scetticismo circa il senso di questo lavoro fatto insieme). Si consegnano a tutti le risposte scritte dell’esercitazione fatta la volta precedente, questo anche per consentire ai due nuovi arrivati di comprendere il senso delle cose che si vogliono fare insieme e per conoscere il loro punto di vista.
Dopo l’intervallo si passa ad una esercitazione che consente nel distribuire ad ogni ragazzo un biglietto sul quale sono scritte, in modo generico tre parole. Il compito consiste nell’elaborare insieme una storia che contenga tutti gli elementi che sono stati consegnati.
Tempo a disposizione un’ora.

Elenco nomi/soggetti/attributi forniti ai ragazzi

1) donna anziana, un computer, una mela
2) falco, casa, uova
3) neonato, mozziconi di sigarette, pedalò
4) cacciatore di balene, provette, grimaldello
5) postino, annuncio sul giornale, maschera
6) l’inquilino, l’africa, la notte
7) l’amica, il rifiuto,il domani
8) il padre, la chiave, l’albero
9) il prete, la partita, un libro
10) un cavallo, la musica, la vetta
11) un cantante, un ritardo, un debito
12) un cieco, dei soldi, una moto
13) un compagno, un rumore, aeroplano

Elaborato consegnato dai ragazzi

Istituto Professionale
“P. Gaslini”/Pologiovani

“Una storia della II A”

Un giorno un postino africano ricevette un messaggio sulla posta elettronica del suo computer: “donna anziana cerca disperatamente suo marito, un cacciatore di balene, sparito da diversi giorni”.
L’uomo si recò dalla donna; nel suo cammino s’imbatté in un povero falco ferito che portò con sé fino a destinazione. Lo consegnò alla triste donna che lo mise in una gabbia. Il postino fu invitato a passare la notte a casa sua dove avrebbero mangiato un pasto abbastanza scarso a base di uova e mele.
Il giorno dopo, prima di partire, la donna gli chiese: “perché lo stai facendo?” e lui rispose che doveva saldare un enorme debito.
Il postino, molto sfiduciato, si mise in cammino, ma la donna lo fermò ancora una volta, ma questa, per rifornirlo di oggetti che avrebbero potuto essergli utili: un grimaldello, dei soldi e persino una moto, anche se molto vecchia. Così partì e arrivò sino al porto e da lì si imbarcò su un pedalò che lo portò sino alla barca: probabilmente quella che cercava!
Approdò ed era da solo: non una persona, non una voce… niente di niente… il nulla assoluto!
Arrivò alla cabina del comandante e lì trovò lo scomparso, sdraiato a terra, frastornato, privo di vista: era rimasto cieco; ma riuscirono a spiegarsi entrambi e iniziarono a tornare a casa. E visto che il morale di entrambi era a pezzi decisero di cantare la musica dei loro cantanti preferiti, ma essendo entrambi stonati, uscì fuori qualcosa che non si poteva definire musica, ma rumore...

All’inizio del compito c’è molta euforia ed i ragazzi si lasciano prendere la mano da “versioni scherzose”. Sono quasi tutti intorno al tavolo, tre rimangono seduti sulla poltrona ed una ragazza scrive su di un foglio di carta le sue idee che, successivamente, consegna al tavolo di lavoro
Alcuni hanno un atteggiamento più marginale ed un ragazzo solo, per tutto il tempo, resta seduto sul divano,apparentemente senza partecipare in maniera attiva. Gli altri si alternano a scrivere, cercano una strategia, fino a quando, sotto l’ansia del tempo che scorre veloce, uno di loro prende in mano la situazione e, aiutato da una ragazza che svolge funzioni “da segretaria”, si prende l’onere e la responsabilità di scrivere… ogni tanto si confronta con quelli che sono rimasti seduti al tavolo con lui
Dopo la consegna, quasi allo scadere del tempo a disposizione, i ragazzi appaiono molto stanchi e risulta impossibile riuscire a commentare insieme.

III° e ultimo incontro

E’ la volta che sono presenti quasi tutti (ne mancano due: uno che non si è mai presentato: lo zio di Mattia; ed un ragazzo che è stato presente solo al primo incontro e che aveva espresso esplicitamente la convinzione che questo lavoro non sarebbe servito a nulla). Oggi sono presenti anche, per la prima volta due ragazzi di cui uno, in modo esplicito, è stato additato come il maggior responsabile dei problemi di mancata coesione che esistono all’interno della classe.
Si consegnano ai due nuovi una copia delle dichiarazioni scritte dalla classe durante il primo incontro, soprattutto quello relativo alle aspettative relative al lavoro con il Polo. Avendo noi, negli incontri precedenti condiviso con i ragazzi presenti le “mozioni di accusa” a carico di alcuni assenti ( fermo restando la regola che non si parla di chi non c’è), si cerca di allargare a tutti il livello di conoscenza dei problemi trattati e delle difficoltà relazionali dichiarate.

Si consegna quindi a tutti una copia scritta della “composizione” elaborata la volta precedente e si commenta rimandando:

- la difficoltà del compito
- il rispetto della consegna (il racconto è stato fatto e consegnato)
- la scelta dello stile narrativo che è stata fatta che va nella direzione di aggiungere al mandato qualche cosa di proprio a beneficio del contenuto e della forma
- il livello di partecipazione dei singoli ragazzi è stato diverso, qualcuno ha lavorato di più altri meno, c’è stato anche un processo di delega nei confronti dei ragazzi più disponibili che non si sono fatti pregare a fare ( anche per gli altri)… se non ci fossero stati loro, molto probabilmente la classe si sarebbe organizzata diversamente ed avrebbe elaborato un racconto diverso, ma la consegna sarebbe stata rispettata comunque
- gratificazione nei confronti del loro lavoro


Dopo l’intervallo, si pongono tre nuove domande alle quali i ragazzi devono rispondere in modo anonimo:

1) Ti senti di poter dare qualche cosa di diverso alla classe? Se si, che cosa?
2) Ti senti di poter chiedere qualche cosa ai tuoi compagni?
3) Cosa ti porti a casa da questi incontri?

RISPOSTE

1) Si.Comprensione,rispetto, sincerità, amicizia, gentilezza
2) Vorrei che ricambiassero
3) La speranza di riuscire,forse un giorno, a fare amicizia con tutti
1) Si, che ora i miei compagni possono contare su di me
2) Un comportamento migliore
3) Che cosa pensano i miei compagni di tutta la classe

1) Mi sento di poter dare qualche cosa alla classe! Ma che cosa? Se si tratta di comprensione,solidarietà io le do alle persone che se lo meritano e non alle altre!
2) Io con alcuni miei compagni ho veramente un bel rapporto e a loro mi sento di chiedere qualche cosa quando mi serve, ma non a altri!
3) A casa porto un po’ più di chiarezza sul fatto che non siamo tutti uguali e quindi cercherò di capire un po’ più anche quelle persone insopportabili

1) Il nostro rapporto è cambiato decisamente
2) No
3) Spero una maggiore amicizia

1) No, perchè mi sembra di essermi sempre comportata bene
2) Non mi sento di chiedere altro che un po’ di solidarietà
3) Penso un po’ di unione

1) Si però se devo portare qualche cosa vorrei portarlo insieme ai miei compagni
2) Vorrei chiedere ai miei compagni di essere più aperti e di considerare che insieme si può fare tanto
3) Con questo incontro ho capito che insieme si può fare tanto ma che se non si lavora insieme, non si ottiene quasi nulla

1) No
2) No
3) Cercare di essere una classe più unita

1) Forse
2) Si vedrà
3) Focaccia, baiocchi, thè proletario coop e le galatine

1) Penso di si! Ma non so che cosa!
2) Un po’ più di tranquillità, e un rapporto migliore,comunque stiamo migliorando
3) La pancia piena e una bella esperienza

1) No
2) Amicizia
3) Niente

1) Comprensione,educazione e rispetto
2) Amicizia
3) Che l’amicizia se c’è è una cosa bellissima

1) Penso che alla mia classe non debba dare niente;non perché non voglio ma bensì perché tutti sappiamo cosa dobbiamo fare per migliorare l’ambiente (compreso me), si tratta solo di un pò di buona volontà per mettere in atto tutto.Quindi io posso dare alla mia classe un maggior impegno affinché le cose migliorino (anche se penso che non ci riusciremo facilmente)
2) A casa, da questi incontri, mi porto una piccola,ma non per questo meno importante, approfondita conoscenza dei miei compagni.Comunque devo dire che tre incontri, per gli educatori, non possono essere serviti molto per conoscere bene la classe, oh almeno per capire la verità profonda

Con la lettura fatta dagli educatori, delle loro risposte si conclude l’incontro e ci si saluta abbastanza cordialmente.

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