Il CENTRO DI CONSULENZA E SOSTEGNO ALLA FAMIGLIA-SERVIZIO DI MEDIAZIONE FAMILIARE DELLA COOPERATIVA SOCIALE SORRISO DEL COMUNE DI SALERNO:

ORGANIZZAZIONE, INTERVENTI E OBIETTIVI

di Lucia Caputo, Simona Dino Guida, Patrizia Mazzei, Roberta Cirignano Cooperativa Sociale “Sorriso”, Via Nicolodi Salerno, Tel/fax 089 93344

Il Centro di Consulenza e Sostegno alla Famiglia, reso operante, nel 1999, come parte del Piano Infanzia del Comune di Salerno, con il finanziamento inizialmente della L.285/97, è situato a Salerno e svolge un servizio pubblico, per tutte le famiglie in difficoltà, residenti e non, fornendo percorsi differenziati secondo le problematiche specifiche di cui sono portatrici.
Ci si rivolge ad esso perché inviati dai Servizi Sociali territoriali, da altri Enti o Associazioni, dal Tribunale (ordinario e per i minorenni), o per iniziativa spontanea (è il diretto interessato a chiedere consulenza).
Il Centro di Consulenza e Sostegno alla Famiglia-Servizio di Mediazione Familiare ha in questi anni sviluppato e consolidato un rapporto di collaborazione, avendone la supervisione, con il Collegio Europeo di Scienze Psicosociali – ECOPSYS-Napoli diretto dal Prof. Paolo Gritti.
I servizi del Centro sono i seguenti:
Consulenza nell’analisi delle problematiche familiari con presa in carico o accompagnamento presso altri servizi territoriali.
Il servizio è garantito da un’assistente sociale che si occupa in particolare della prima fase di analisi della domanda. Un ulteriore compito riguarda il rapporto della famiglia con il territorio, in quanto il Centro è inserito all’interno di una rete sociale di collaborazione. Nel momento in cui la famiglia è portatrice di problematiche di cui il Centro non è competente, o non può prendersene carico, l’assistente sociale fornisce informazioni su altri servizi presenti sul territorio salernitano specifici.

Mediazione familiare
La mediazione familiare è un processo che permette l’elaborazione e la risoluzione dei conflitti, in cui il mediatore si pone come terzo equidistante, che accompagna le parti alla ricerca della soluzione migliore per se stesse, in un’ottica di cooperazione, non antagonistica. In questo spazio, oltre ai due mediatori, è coinvolto un avvocato che, nella fase finale per la stesura degli accordi, offre la propria consulenza alla coppia, con lo scopo di verificarne la congruenza rispetto alla legge.
Il modello di mediazione applicato dagli operatori del Centro fa riferimento alla mediazione terapeutica (H. Irving e M. Benjamin) dove l’attenzione è focalizzata sulla soluzione di aspetti emotivi connessi alla vicenda separativa, mirando al cambiamento in termini di relazioni e di comunicazione. In questo modo si favorisce un contenimento delle emozioni che potrebbero portare ad un fallimento del percorso mediativo. Il lavoro svolto è, comunque, un intervento che opera su obiettivi concreti e pratici per alcuni aspetti o segmenti della conflittualità familiare, particolarmente evidenti in famiglie multiproblematiche, con un basso livello socio-culturale.

Sostegno familiare
Il sostegno alle responsabilità familiari, con particolare attenzione alla relazione genitori-figli, si propone di individuare e favorire le risorse genitoriali e filiali, consentendo la valorizzazione delle proprie potenzialità e competenze. Tale servizio viene seguito dall’assistente sociale coadiuvata dallo psicologo.

Psicoterapia individuale, di coppia e familiare
Il processo terapeutico è inteso come luogo potenzialmente trasformativo per la persona definito in una dimensione spazio-temporale, di cui a priori se ne conosce l’inizio ma non la fine. Tale processo si innesca se si stabilisce un coinvolgimento emozionale, che in quanto collegato con i bisogni, è in grado di modificare la struttura del sé.
Tale servizio nel anno 2003 è diventato privato.
Consulenza e supporto alle famiglie che hanno operato la scelta dell’affido o dell’adozione
L’azione di sostegno che il centro offre, si realizza quando la decisione dell’affido o dell’adozione sono state già operate dalla coppia e dai servizi, immediatamente prima, in fase preparatoria, e/o contemporaneamente all’accoglienza del minore nella famiglia, o quando si verifica un momento di particolare crisi che ne mette a rischio l’inserimento. Il percorso è realizzato da uno psicologo con esperienza in tale campo.
Tale servizio dal 2002 è diventato privato.

Sostegno genitoriale negli “incontri protetti”
Dal 2003 il Comune di Salerno ha richiesto un ulteriore servizio all’interno del Centro di Consulenza e Sosteno alla Famiglia, quello relativo alla possibilità di favorire gli incontri tra genitori, aventi prescrizioni giudiziarie, e i figli. Tale percorso è realizzato dall’assistente sociale e un operatore specializzato.

Metodologia

La metodologia utilizzata dagli operatori del Centro si riferisce al modello sistemico-relazionale. Al sistema famiglia risponde un sistema integrato di servizi che adatta il proprio intervento, non solo alle singole problematiche, ma anche ai tempi di elaborazione della famiglia. Differenti possono essere, infatti, i momenti di incontro tra la famiglia e il centro, quindi sulla base del tempo e della domanda, si differenziano le risposte e i percorsi adatti.
La metodologia di lavoro si concretizza in fasi:

Fase del Primo contatto
E’ svolto da un operatore specializzato, che provvede a dare le prime informazioni sul centro e a recuperare i dati del cliente e sull’invio.

Fase di analisi della domanda
L’assistente sociale, provvede durante il primo colloquio alla formulazione di una domanda specifica d’intervento.

Fase della formulazione di una proposta di percorso
L’assistente sociale presenta il caso in èquipe, composta dallo psicoterapeuta e dal mediatore familiare, al fine di stabilire un piano d’intervento.

Fase dell’adesione al percorso
Sono presentati alla famiglia/coppia/individuo il percorso e gli obiettivi da raggiungere.

Fase attiva
La famiglia/coppia/individuo intraprende il percorso stabilito.

Fase della dimissione
Si attua quello che normalmente viene definito follow-up, un contatto di verifica con il cliente, a distanza di qualche mese.

Da una verifica statistica, eseguita analizzando le schede di registrazione degli interventi per i singoli casi, si è avuta la possibilità di individuare punti di forza e di debolezza di un servizio pubblico (in quanto convenzionato dall’ente Comune) diretto al disagio familiare.
Utilizzando l’ottica sistemica, infatti, si è provveduto in prima istanza ad identificare gli attori protagonisti del sistema in cui il Centro opera:

1. Definizione dell’utenza
2. Definizione dell’inviante, in base alle competenze.

In un secondo momento si è provveduto a definire la tipologia della domanda d’intervento, verificando l’assonanza tra quanto dichiarato dall’inviante e quanto emerso dall’analisi della domanda con l’utente.
Un ultimo passo è stato quello di analizzare i risultati dei servizi offerti.
In tabella sono considerate le coppie che richiedono insieme un colloquio.


I restanti 23 contatti risalgono a legami familiari di tipo diverso: genitori-figli, fratelli, ecc.



Dai dati rilevati nel triennio 2000-2002 si evince che:
1) le donne hanno minore difficoltà a richiedere aiuto, rispetto agli uomini, si ipotizza che ciò sia dovuto in quanto si fanno maggiormente portatrici delle difficoltà familiari e dei bisogni familiare o anche perché vivono in maggior misura il fallimento del rapporto coniugale;
2) si ha un aumento della richiesta di aiuto da parte delle persone coniugate e dei separati. Ciò probabilmente, nel primo caso per una maggiore capacità di esplicitare le difficoltà relazionali e volontà di trovarvi soluzione; nel secondo caso perché il Centro di Consulenza e Sostegno alla Famiglia-Servizio di Mediazione Familiare è conosciuto soprattutto per gli interventi di mediazione familiare, nell’ambito della separazione e dei divorzi: inoltre, molti dei clienti separati giungono al Centro dopo aver intrapreso, in precedenza, altri percorsi giudiziari, terapeutici, ecc. descrivendoli fallimentari;
3) In relazione alla definizione dell’inviante:
vgli invii da parte del Tribunale Ordinario risultano scarsi, mentre sarebbe utile che si accedesse ad un percorso mediativo, formalizzando l’opportunità di usufruirne in sede di provvedimento provvisorio;
vgli invii da parte dei segretariati Sociali Comunali e dal Terzo Settore (associazioni, cooperative, ecc)risultano significativi e questo dato può essere letto come una maggiore collaborazione tra le diverse risorse del territorio e quindi del lavoro di rete.
4) I dati che riguardano l’esito del contatto ci consentono di evidenziare:
vl’informativa sull’identità e operatività del Centro non è sempre chiara e corretta;
vla motivazione interna del cliente che lo spinge a contattare il Centro non sempre coincide con le offerte del servizio stesso;
vper i clienti che dopo un primo contatto non continuano il percorso, si può ipotizzare:
1) che necessitano di ulteriore tempo di elaborazione del bisogno, al di là dell’agito che li ha spinti alla “richiesta”;
2) la modalità d’intervento del Centro può risultare non gradita.

Da tale analisi emerge:

Tra i punti di forza del Centro:
v la risposta differenziata in base alle esigenze del cliente, garantendo la possibilità di affrontare i casi di multiproblematicità familiare, tipica dei contesti di disagio del territorio;
v la fase di analisi della domanda che consente la definizione dei bisogni del cliente, spesso confusi, sia a se stesso, sia per l’équipe chiamata a definire una proposta di percorso; si garantisce così una concreta corrispondenza fra bisogno e offerta di sostegno;
v si è mantenuto il protagonismo del cliente rispetto alla gestione dei propri vissuti, assicurando il rispetto delle scelte e dei tempi, al contrario di quanto succede all’interno dei servizi pubblici di riferimento, in particolare in quelli ad identità giuridica;
v il Centro è un punto di riferimento per l’accoglienza di casi specifici di disagio familiare sul territorio salernitano, e nel tempo ha accreditato la propria offerta di servizio, anche se insistono dei problemi per quanto riguarda l’integrazione fra i servizi.

Tra i punti di debolezza:
v gravoso è risultato il radicamento sul territorio e la strutturazione di una reale rete di collaborazione, difficoltà dovuta alla quasi assenza della cultura della mediazione quale tecnica specialistica di intervento;
v l’invio da parte dei servizi risulta spesso confuso, non corrispondente ai bisogni reali del cliente, e spesso non corrispondente alle possibilità di risposta del Centro;
v vi è ancora una assenza da parte del Tribunale Ordinario, che stenta a far riferimento al Centro per quanto di sua competenza.

BIBLIOGRAFIA

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  • 13. Watzlawich P., Beavin J.H., Jackson D.D. “Pragmatica della comunicazione umana”, Astrolabio Ed.,1971

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