IL COUNSELING SISTEMICO NEI VARI CONTESTI


di Mauro Mariotti co-fondatore e co-direttore Istituto ISCRA di Modena, socio fondatore e didatta AIMS mauromariotti@iscra.it

Il Counselling sistemico- riflessioni epistemiche
Quando Bateson parlava di principi euristici e principi dormitivi, si riferiva alle tautologie di cui è pieno il cosiddetto mondo scientifico. Un mondo in cui anche attualmente prevale il concetto di ripetibilità, di proceduralizzazione, di semplificazione, rispetto ai principi processuali di ordine dal caos e di struttura dissipativa. Il mondo scientifico, deputato alla formazione e alla ricerca nei vari campi, quando lavora in rapporto alle relazioni umane tende ad applicare le stesse leggi di ricerca che si usano per il mondo fisico "oggettivo". Prendiamo ad esempio l’organizzazione di un grande aeroporto internazionale. La sequenza dei voli, degli atterraggi, dei decolli, della cura dei bagagli o dei collegamenti urbani, richiede una pianificazione matematica ed una rigorosa proceduralizzazione. Niente può essere lasciato al caso. L'errore di un minuto o di un numero causa la perdita di centinaia di vite umane. Gli stessi principi di prevedibilità ed eliminazione delle sorprese sono utilizzati nella maggior parte delle grandi imprese commerciali: stesse tecniche di produzione, di stoccaggio, di vendita, di acquisizione di mercato, di dismissione di rami secchi. La stessa cosa nella gestione degli ospedali, della cosa pubblica o di quella privata. La salute dell'individuo viene valutata da macchine a cui si rivolgono medici per sapere se il dato fornito dalla macchina conferma la serie di elementi proposta dalla procedura internazionale per fare diagnosi di una data malattia. Lo stesso vale per la terapia: nessuna fantasia, semplicemente l'uso del protocollo convalidato per quella diagnosi. Quello che Bateson sognava era una scienza che si basasse sui principi dell'analisi sistemica dei pattern, sulla liberazione dalla schiavitù della prevedibilità energetica a favore dell'introduzione dell'analisi processuale dei fenomeni. Il che semplicemente significa introdurre all'interno di un sistema elementi che favoriscono un determinato processo lasciando lo stesso libero di evolvere autonomamente per autocalibrazione e autogoverno.
Ovviamente non è possibile optare per simili scelte per ogni tipo di attività umana: la stazione, la luce elettrica, l'aereoporto, la linea di montaggio del televisore, del computer non può che essere governata in modo deterministico e ripetibile. Ma così non è per l'essere umano e le sue relazioni, quelle con sé stesso, con la famiglia e con il gruppo dei pari. Anche quelle fra l'io e i suoi componenti fisici; la malattia fisica non può essere curata solo con elementi procedurali e una delle maggiori sconfitte della medicina moderna rischia proprio di essere quella di spingere troppo sull'acceleratore della parcellizzazione, in assenza del contributo della lettura sistemica dei processi che coinvolgono l'essere umano come sistema di coscienza, valori, ambiente e corpo. Lo studio della biologia, della psicologia, della medicina, della antropologia, della legge, della religione e di tutto ciò che comporta la relazione umana avrà una enorme spinta migliorativa quando sarà basata sui principi Batesoniani e avrà avuto successo nel relegare a mero compito di assistenza i principi della cibernetica di controllo, di primo ordine; quella che prevede che ogni sistema deve essere previsto in anticipo, che ogni passo deve essere ottimizzato, che la soluzione al problema singolo è da leggersi nel manuale dei problemi. Il potere ed il controllo servono come assistenti secondari dello sviluppo del genere umano; l'autonomia, la libertà dell'azione, l'indirizzo al processo tramite l'informazione sono gli elementi che possono rendere più estetica e perfetta (Cecchin 2003) la vita.

In generale la scelta della psicoterapia, della magia, della letteratura, della danza, dell'arte in generale hanno scelto la lontananza dalla semplificazione e dal riduttivismo. Vorrei lanciare un neologismo: il complicazionismo mi pare un movimento da creare come contrapposto al riduzionismo delle tecniche proceduralizzanti. Occorre che l'equilibrio del mondo sia bilanciato fra gli aspetti di servitù, guidati dalle macchine e dalla proceduralizzazione e gli aspetti di governo centrati sulla relazione e sul buon uso della comunicazione.
In questo senso si muove il Counselling: una relazione di aiuto verso l'altro; un movimento per aumentare le possibilità di scelte e diminuire la dipendenza; per superare il problema che si ha di fronte guardando e trovando gli elementi positivi; citando von Foerster, trovando gli alberi della libertà nella foresta dei vincoli. Il Counselling si differenzia dalla Psicoterapia, fondamentalmente centrata sulla cura di una psicopatologia e dalla mediazione, centrata sulla soluzione di un conflitto, in quanto rivolge la sua attenzione primaria ai processi di normalità e alle situazioni di normale difficoltà che ognuno di noi si trova di fronte nelle varie fasi del ciclo vitale. Chi opera nel campo del Counselling dovrà quindi essere prima di tutto una persona di buon senso, equilibrata, in grado di attingere al mondo delle proprie emozioni e di saper svegliare nell'altro da sé la voglia e la curiosità di confrontarsi positivamente con i problemi quotidiani. Le necessità di questo genere sono le più svariate nei diversi contesti: la gestione di un anziano in casa; una ospedalizzazione o una malattia cronica; il contesto scolastico con i mille problemi ad esso collegati; i contesti giudiziari e carcerari; le immigrazioni e le guerre; il mondo delle aziende e del lavoro; l'associazionismo, lo sport e il tempo libero. Per ognuno di questi contesti nel tempo si sono sviluppate tecniche e culture specifiche, soprattutto nelle nazioni anglosassoni. Anche l'Europa ha stabilito l'importanza di questa figura e promuove la formazione, nella consapevolezza che la relazione di aiuto professionale e l'empowering delle persone può contribuire in modo fattivo al miglioramento sociale.

L'idea di promuovere in particolare un modello ecologico sistemico si allinea nostalgicamente all'idea di Gaia, di un mondo in grado di autogovernarsi e autopromuoversi quando i diversi elementi stanno in sintonia fra di loro e quando la competizione fra le specie viene mantenuta nei limiti del naturale, senza veleni o radiazioni manipolanti e distruttive. Il Counsellor sarà dunque fortemente motivato sui temi delle libertà individuali, del rispetto dell'ambiente, dell'importanza della comunicazione corretta rispetto alla azione per prescrivere comportamenti. Il Counsellor sistemico deve essere consapevole dell'esistenza della teoria della cognizione di Santiago di Maturana e Varela, delle idee di discontinuità e di ordine dal caos generate da Stengers e Prigogine e delle considerazioni di Capra (la rete della vita):" Noi generiamo il proprio Sé esattamente come generiamo oggetti: il nostro sé o ego non possiede alcuna esistenza indipendente ma è una conseguenza del nostro accoppiamento strutturale interno… il nostro attaccarci a un fondamento interiore rappresenta l'essenza stessa di un io-sé ed è fonte di continua frustrazione. Questo è dunque il tormento della condizione umana: siamo individui autonomi, foggiati dalla nostra singola storia di cambiamenti strutturali. Siamo consapevoli di noi stessi, consapevoli della nostra identità individuale; e tuttavia quando cerchiamo un sé indipendente all'interno del nostro mondo di esperienze, non riusciamo a trovare alcuna entità di questo genere. All'origine del nostro dilemma c'è la tendenza a creare le astrazioni di oggetti separati, compreso un sé separato e a credere quindi che essi appartengano a una realtà oggettiva, che esiste in maniera indipendente. Per superare la nostra ansietà cartesiana, abbiamo bisogno di pensare in modo sistemico, spostando l'attenzione concettuale dagli oggetti alle relazioni. Solo allora possiamo renderci conto del fatto che l'identità, l'individualità e l'autonomia non implicano separazione e indipendenza". Una società separata, che non riconosce i principi di connessione, fondata sul semplificazionismo della produttività a tutti i costi è una società che non riconosce l'importanza della rete della vita. E' come credere che l'ambiente naturale consista di parti separate che diversi gruppi di interesse possono sfruttare e questa visione frammentata prevede la presenza di stati diversi, razze diverse, gruppi politici e religiosi diversi. Il credere che queste parti siano separate ci svilisce e ci aliena la natura. "Riconnettersi (religio in latino) con la trama della vita è la vera essenza del fondamento spirituale dell'ecologia profonda". (F. Capra).

Il counsellor a cui pensiamo è metaforicamente un agente per la causa della rete della vita, per la edificazione ed il mantenimento di comunità sostenibili, proprio tramite l'appoggio a singoli individui, cellule elementari della comunità stessa. Basandoci sugli stessi principi delle strutture dissipative, delle reti autopoietiche possiamo utilizzare, per aiutare l'individuo, gli stessi principi che consentono la persistenza di una visione ecologica della vita: l’ interdipendenza, il flusso ciclico delle risorse, la partnership, la flessibilità, la diversità e come conseguenza di tutto questo, la sostenibilità della vita individuale come fenomeno di mirroring della vita familiare e della vita sociale.

Il Counselling è uno dei modi di intervenire nelle relazioni di aiuto potenziando gli aspetti positivi più o meno evidenti nella relazione stessa. L’origine del Counselling si perde nella storia dell’umanità, ma nei suoi contenuti scientifici è sufficiente rifarsi all’ultimo cinquantennio.

La specificità del Counselling sta nel fatto che un soggetto con una solida preparazione in materia sarà in grado di gestire la propria intelligenza emotiva e la propria conoscenza nello specifico campo di counselling per aiutare il soggetto che ha richiesto l’aiuto a incrementare le proprie performance, la propria adattabilità, le proprie possibilità di successo nel campo indicato.
Esiste dunque una specificità precisa del counselling, che si differenzia sia dalla psicoterapia sia dalla mediazione per l’interesse diverso: non alla psicopatologia, non al conflitto, ma al potenziamento.

Il Counsellor di cui parliamo è in specifico un Counsellor sistemico: è esperto in teoria della comunicazione, in intelligenza emotiva, in analisi di contesto ed applica le proprie conoscenze, in sintonia con i valori trasmessi dal codice etico, a differenti cornici per le quali sono richieste specifiche competenze di volta in volta.
Possiamo dire che è necessaria una conoscenza di primo livello, trasversale, legata alle materie di base ed un secondo livello che differenzia counsellor da counsellor, che è quello appunto del campo specifico di applicazione:l’individuo, la famiglia, la scuola, la sanità, il lavoro, lo sport, il tempo libero.
Il Counsellor familiare ha una specifica competenza sulle diverse fasi del ciclo vitale e aiuta la famiglia a trovare equilibri e risorse nelle diverse fasi di sviluppo: la nascita di un figlio, le prime fasi di sviluppo, il rientro al lavoro, il cambiamento di residenza, il pensionamento e così via. Un servizio, quello del counsellor familiare, che vanta anche in Italia molte decine di anni di esperienza, dai consultori cattolici a quelli dei comuni, dimostrando tutte le sue potenzialità applicative, quando ad esempio riesce a determinare la nascita di gruppi di persone, che con il semplice appoggio di un counsellor esperto, trovano nuove risorse, formano gruppi di auto aiuto, trovano modalità di soluzione dei problemi non collegate al mondo della malattia, della psicopatologia, della cura medica, ma viceversa scoprendo in sé stessi o nel proprio vicino le forze per risolvere i tanti e normali problemi della vita quotidiana.

Il Counsellor scolastico avrà specifiche conoscenze psicopedagogiche e della realtà scolastica in cui è chiamato a operare. Essendo il campo applicativo così differenziato, dai nidi, siano essi statali, comunali, privati o aziendali, fino alle Università, sarà necessaria una ulteriore sottospecializzazione di conoscenze legate al contesto specifico di applicazione. Negli USA e in Inghilterra la figura del Counsellor scolastico è centrale nell’organizzazione ed a questa è delegato il compito di migliorare le possibilità dei singoli studenti di adattarsi al contesto scolastico. L’ introduzione stabile di una tale figura in Italia è quanto mai auspicabile, date le evidenti difficoltà di sistema nel riuscire a permettere ad un contenitore tanto importante e tanto sfruttato e dunque scarico di energie di trovare nuova linfa per affrontare temi tanto ostici e complessi da affrontare, come appunto l’inserimento scolastico dei soggetti handicappati, l’immigrazione, i bambini con difficoltà di apprendimento, con disturbi di condotta od emozionali e così via. L’ attuale tendenza a sanitarizzare i problemi costituisce una ulteriore fonte di rischio di trattamento improprio e potenzialmente dannoso, mentre l’intervento di ricerca di soluzioni di ascolto ed empowering, di promozione dell’ intelligenza emotiva, può divenire un semplice ed efficace strumento di aiuto.

Il Counsellor sanitario trova la sua applicazione di lavoro nei più disparati rami della medicina: dalla pediatria alla geriatria, dall’ oncologia alla cardiologia fino alla medicina dei trapianti e a qualsiasi altro settore dove la necessità psicoeducazionale e di consiglio attivo al ricercare e promuovere stili di vita sani dimostra tutta la sua efficacia. In fondo il medico è da sempre un counsellor naturale. Peccato che nessuno, almeno fino al recente ieri, si è mai sognato di inserire nei programmi di studio della facoltà di medicina e chirurgia e delle decine e decine di varie specialità le tecniche e le teorie delle discipline connesse al tema del Counselling.

Il Counsellor del lavoro avrà specifiche competenze in materia, sarà particolarmente necessario in relazione all’ entrate ed uscite dal contesto di lavoro, potrà arricchire il ruolo dell’orientatore al lavoro, dovrà confrontarsi con i cacciatori di teste e i tagliatori di teste che le aziende nominano nel proprio interesse, fino a descrivere una realtà nuova di valori condivisi fra individuo ed azienda, unico modo per promuovere salute ed interesse nel mondo del lavoro oltre la logica del primo e secondo novecento, dei comunismi e liberismi, della contrapposizione fra datore di lavoro e lavorante.

Il Counsellor può utilizzare il proprio saper essere e saper stare in ogni diverso contesto, ma la sua forza principale, in quanto counsellor sistemico, sarà quella di saper relazionarsi con l’individuo, meglio del personal coacher che tanto si è diffuso nell’ultimo periodo negli Stati Uniti e anche in Italia. Saprà offrire ai soggetti che si rivolgeranno a lui capacità di ascolto, d’ interazione empatica, di analisi fine dei contesti, di individuazione delle aree di forza e delle linee di debolezza, per lo sviluppo di modelli di comportamento adatti al contesto e soprattutto rispondenti alle necessità autentica di buona salute emozionale del soggetto stesso.

Il Counsellor infine è una sorgente di ricchezza per lo psicologo, per lo psicoterapeuta, per il medico, per il mediatore per lo psicopedagogista e per quanti altri operano nel campo della relazione di aiuto. Lo è perché il campo dei bisogni è infinito e la cultura relazionale ed emozionale è debolissima. Non è possibile che i bisogni di base relazionali dei differenti contesti di appartenenza siano soddisfatti da un numero pur ampio di professionisti dei diversi campi. Da qua il bisogno di un sapere di base, attivo ed efficace nell’orientare alle soluzioni i clienti; dall’auto risposta fino alla ricerca dello specialista necessario; questo è uno dei compiti e una delle possibilità che la figura del counsellor offre: non temano gli psicologi di perdere lavoro con l’avvento della figura del counsellor; questa saprà invece promuovere la necessità umana di ricorrere a esperti per risolvere i problemi quando necessario ma soprattutto arricchirà il campo dei valori nell’interazione fra individuo e società, ampliando la capacità degli interlocutori di lettura delle infinite metafore che la vita ci mette di fronte quotidianamente e alle quali spesso l’umanità risponde non per il loro significato simbolico, ma per il loro messaggio immediato. Il Counsellor sarà in grado di portare un messaggio di aiuto alle persone che lo richiedono e questo messaggio sarà in grado di indirizzare il richiedente a utilizzare le proprie energie per meglio affrontare i problemi.

Perché dunque il Counselling?

Il Counselling è una competenza comunicativa, una risorsa utile per affrontare i problemi emozionali, sociali, di salute, culturali e lavorativi della persona. Permette l'acquisizione di capacità di ascolto per trattare situazioni di difficoltà non necessariamente di tipo psicologico o patologico. E' un'attività professionale che può essere svolta in ambito educativo (scuole, centri di ascolto), sanitario (ospedali, ambulatori, gruppi di autoaiuto), aziendale (orientamento professionale, formazione).
All'interno delle varie attività lavorative è sempre più sentita l'esigenza di momenti e situazioni di ascolto, di relazione d'aiuto per orientarsi, chiarire, riflettere, prendere decisioni.
Contemporaneamente, diventa sempre più urgente anche l'esigenza di migliorare la propria capacità comunicativa da parte di tutti i professionisti che intervengono a diretto contatto con la persona con compiti di informazione, assistenza, cura, educativi, ecc.

Chi è il Counsellor?

Il Counsellor professionale è uno specialista della comunicazione che utilizza nei suoi interventi competenze specifiche. E’ una figura di facilitatore con capacità di gestione di situazioni conflittuali e di crisi, grazie a interventi adeguati di comunicazione. Tramite il suo specifico ruolo, aiuta il cliente a una corretta definizione del suo problema e, attraverso lo stimolo al cambiamento di prospettiva, favorisce la ricerca di possibili soluzioni.
L'obiettivo finale è quello di offrire agli utenti l'opportunità di individuare essi stessi i percorsi migliori per condurre una vita più soddisfacente sia come individui che come membri di una società più ampia.
Esaminiamo adesso i diversi ambiti nei quali viene applicata questa figura.

Counselling del lavoro

I mutamenti del mercato del lavoro, la richiesta di nuove professionalità, l’incertezza sulle prospettive occupazionali, pongono interrogativi nuovi e complessi. La domanda di sostegno, di aiuto, non trova più risposta nella mera erogazione di informazioni o nella semplice attuazione di interventi formativi.
E’ necessario un servizio di consulenza orientativa: una serie di interventi finalizzati alla lettura di sé e della realtà di riferimento attraverso un lavoro auto-esplorativo verso l’acquisizione di maggiore consapevolezza di sé, delle proprie caratteristiche e nell’acquisizione degli strumenti e delle strategie necessarie per acquisire informazioni sul mercato del lavoro e delle professioni.
Si tratta, in pratica, di stimolare il soggetto a un presa di coscienza delle proprie caratteristiche individuali, per giungere all’acquisizione della propria identità personale e professionale.
L’intervento di Counselling attiva un processo di analisi di realtà finalizzato alla messa a punto di un progetto di cambiamento rispondendo a interrogativi di base:
chi sono,
cosa so fare,
dove mi colloco,
come mi colloco,
l'attività di Counselling, coinvolge contemporaneamente e simultaneamente operatore e Cliente, gli elementi emersi vengono discussi, approfonditi, fatti propri dal Cliente stesso ed è il momento ove la "decisione" viene assunta, valutata ed eventualmente modificata in vista della maggiore "qualità" possibile.
Il counselling è una metodologia di gestione della relazione specifica e complessa che può proporre la necessità di riprendere l’assessment ovvero di allargarsi ad ambiti di problemi soggettivi non riferibili alla domanda orientativa. Fermo restando quanto già indicato nell’ambito della accoglienza, il counsellor sarà allora chiamato a mantenere la relazione nell’ambito dell’"aiuto", senza indulgere ad approcci che avvicinerebbero la sua azione al versante psicoterapeutico.
Da ultimo, occorre segnalare che il counselling è sostanzialmente assai poco definibile in termini procedurali: la sua efficacia è affidata in sostanza alla professionalità dell’operatore.. L’obiettivo del counselling diviene allora quello di promuovere e rinforzare le capacità autonome del Cliente di far fronte a tali contingenze.
Il counselling consiste dunque in una "relazione d’aiuto" che si instaura tra il counsellor e il Cliente finalizzata alla presa di decisione che si sostanzia in una interazione, di regola articolata in più incontri, nel corso dei quali il soggetto è accompagnato, lungo un itinerario che prende in considerazione i suoi obiettivi, le alternative concretamente disponibili in rapporto al Mercato del Lavoro, i suoi "problemi interni ed esterni", il suo contesto di riferimento, sino alla effettiva presa di decisione. Questa decisione sarà anche assunta per approssimazioni successive: il counsellor presiede al processo, aiutando il Cliente a esaminarne la validità, l’efficacia, i punti critici, ecc. Garantendo la propria disponibilità e la propria competenza professionale.
All’ attività di counselling fanno di norma seguito le attività di supporto alla transi-zione, finalizzate a dare concretezza alla decisione assunta.
Gli interventi di Counselling si rivolgono a tutti coloro che si trovano ad affrontare particolari momenti di passaggio da una condizione di vita a un’altra e cioè:

  • dalla scuola media inferiore alla scuola media superiore,
  • dalla scuola al lavoro,
  • dalla scuola media superiore all’Università,
  • dalla condizione di disoccupato a quella di occupato,
  • da un lavoro a un altro, da un livello ad un altro,
  • da una posizione a un’altra nell’ambito della medesima organizzazione,
  • da un periodo di fuoriuscita dal mercato del lavoro al reinseri mento nello stesso.

In particolare: tutti coloro che incontrano difficoltà nel formulare e realizzare un progetto professionale a causa di blocchi o resistenze determinati, in linea di massima, da scarsa conoscenza di sé, da una tendenza al conformismo, da una dipendenza dall’autorità e ancora, da difficoltà a essere realisti, a porsi degli obiettivi, ad individuare e comprendere i problemi effettivi, a stabilire le priorità e dall’incapacità di definire alternative positive.
Tutti questi rappresentano momenti di particolare complessità in quanto il soggetto si trova a dover gestire processi di cambiamento per l’assunzione di decisioni accompagnati da vissuti emotivi di non facile conduzione.
Lo svolgimento delle attività di counselling richiede il possesso di specifiche competenze professionali. Le aree di competenza relative al ruolo professionale degli operatori addetti al servizio di counselling attengono tutte all’area della relazione d’aiuto. I compiti saranno quelli di individuazione, selezione e organizzazione dei dati. Deve essere in grado di sviluppare con il Cliente un’ interazione positiva, nell’ambito della quale egli possa esaminare le diverse alternative che gli si prospettano, sulla base della ricognizione già effettuata in relazione sia al quadro di riferimento, al proprio curriculum personale e professionale, alle proprie risorse interne, alle proprie competenze professionali, sino a giungere ad una decisione, ad un progetto definito, realistico e concreto, supportandolo altresì nella gestione degli eventuali problemi connessi al cambiamento.
Si tratta in definitiva di assistere i clienti nel decidere e attuare scelte che ne soddisfano le esigenze e il Counsellor deve conoscere le procedure d’intervista e di assessment cui corrispondono i seguenti elementi di competenza:

  • assistere il cliente nel chiarire obiettivi ed esigenze
  • identificare opzioni che soddisfino esigenze del cliente
  • mettere in grado i clienti di scegliere un'opzione
  • verificare con i clienti la realizzazione del contratto
  • stabilire il contratto di consulenza
  • rendere i clienti capaci di identificare i problemi
  • rendere i clienti capaci di lavorare sui problemi
  • controllare il processo di consulenza
  • portare a termine il processo di consulenza

Counselling al lavoro per soggetti svantaggiati

Un campo particolare a noi molto caro per i decenni di lavoro svolto nel settore è quello legato allo sviluppo di percorsi di counselling per soggetti svantaggiati o per fasce deboli.
Ci riferiamo a coloro che, nell'ambito del Servizio, dedicano la propria attività a clienti svantaggiati sia sul piano obiettivo - fasce deboli, lavoratori in mobilità, handicappati, emarginati dal mondo del lavoro, donne in rientro -, sia sul piano soggettivo e cioè soggetti nei quali il lavoro, la sua mancanza o la sua perdita ha determinato difficoltà o conflitti a livello profondo.
Il Counsellor deve dimostrare ampie capacità di comprensione della condizione obiettiva e soggettiva del cliente; di progettazione di percorsi specifici e di monitoraggio del relativo andamento; di suggerire ai colleghi del Servizio interventi particolari per il placement. Rispetto a questi elementi deve attuare la verifica e la successiva certificazione del competenze possedute.
L’accertamento si riferisce, quindi, al criterio di performance indicato per ciascuna competenza, performance che il candidato deve dimostrare di poter esprimere.
Nella parte della procedura riservata al Counselling è previsto lo svolgimento di un’attività di ricostruzione della storia: si tratta di un’analisi finalizzata a evidenziare, far percepire e comprendere gli aspetti diversi dell’esperienza del soggetto quali: blocchi e resistenze dovute a false rappresentazioni; alterate percezioni di sé e della realtà di riferimento; tendenza a sottovalutare o amplificare i vissuti emotivi che le accompagnano.
Durante l’intervento di Counselling i vissuti, i sentimenti, le spinte motivazionali, gli interessi, i valori rilevati dal Cliente durante la fase di ricostruzione, possono essere confrontati con un modo differente di percepire, codificare e valutare gli stessi che è quello del career counsellor: possono essere, quindi, validati o contestati, infine ricostruiti.
Questo confronto consente al soggetto di riconoscere e di riappropriarsi delle sue esperienze e dei suoi apprendimenti favorendo, così, l’assunzione di una posizione più consapevole nei confronti delle scelte future. Nel counselling si procede dunque a una analisi descrittiva e inferenziale dei dati emersi nella fase di assessment psicosociale. Tutto questo si svolge nel corso di alcuni incontri, per la rilevazione e definizione dei punti di forza e di debolezza, attraverso il confronto dell’auto-percepito (soggettivo) e del percepito (operatore) fino al momento della costruzione di una storia meglio formata, frutto del coupling fra i due mondi che si sono confrontati. In casi particolari, possono rivelarsi utili sessioni di counselling in gruppo, sostanzialmente con le medesime finalità.
L’operatore coordina e sintetizza le informazioni e le interpretazioni emerse durante l’assessment e il counselling aiutando, così, il Cliente ad individuare nuove prospettive e a elaborare il proprio progetto personale.
Più in particolare, l’intervento di Counselling prende le mosse dall’esame che il counsellor compie, insieme al soggetto, di quanto emerso dal bilancio personale, che consente una prima collocazione "obiettiva" del cliente in rapporto ad alcune dimensioni del mercato del lavoro. E’ possibile cioè già a questo punto formulare alcune opzioni di ricerca.
Occorre però valutare l’insieme delle risorse psicosociali del soggetto ed iniziare a considerare contemporaneamente i dati obiettivi prima raccolti con le capacità, le potenzialità, le motivazioni del cliente. Ne risulterà già a questo punto un quadro più realistico e concreto relativo alla possibile collocazione sul mercato.
L’esame delle competenze professionali possedute dal soggetto è poi in molti casi l’elemento essenziale per valutare il realismo delle decisioni che il cliente si propone e che potranno essere riferite, in funzione della sua condizione di partenza, dei suoi obiettivi e dell’insieme delle sue risorse ad una possibile "transizione". Questi elementi, questi obiettivi, vanno tuttavia inseriti in un corretto processo decisionale che porta il cliente alla definizione del proprio progetto. Il percorso, il processo, può essere ripetuto anche più volte sino a quando la decisione finale non appaia, sotto tutti i profili, convincente.
In ogni caso il Counsellor garantisce costantemente il proprio supporto nell’esame dei problemi del cliente, nella ricerca di soluzioni appropriate e nella verifica delle decisioni assunte.

Counselling scolastico

Come sostengono i nostri colleghi del Centro Padovano di Counselling, diretto da Pio Peruzzi “al giorno d'oggi, la scuola, anche se deve affrontare numerose difficoltà, si configura sempre più come ambito privilegiato di vita sociale per le giovani generazioni, in quanto luogo d'incontro, di scambio, di mediazione, di crescita. La scuola, assieme alla famiglia, utilizzando linguaggi e modi differenti è, dunque, luogo privilegiato della formazione personale e sociale, assumendo una doppia valenza: è il luogo del conoscere e dell'apprendere, la sede dei processi educativi, ed il luogo formativo in cui crescere, arricchirsi, evolvere.
Negli ultimi anni l'esperienza di attivazione degli "Sportelli: spazi di ascolto" all'interno della scuola ha messo in evidenza come gli interventi di consulenza psicologica "dentro" l'istituzione stessa risultino particolarmente efficaci per vari motivi: sono diretti a tutti i soggetti del processo educativo e di crescita (discenti, docenti, famiglie, istituzioni), attivano vissuti d'appartenenza che facilitano l'accesso all'aiuto, vengono percepiti come luogo di possibile risposta a problemi in un contesto che richiama l'idea di "normalità", consentono di connettere tra loro reti relazionali e sistemi interagenti.
Il Counselling scolastico sistemico, a partire precisamente da una posizione teorica legata alla teoria dei sistemi e a una concezione socio-costruzionista della comunicazione umana, si pone l'obiettivo di riflettere sui significati della formazione e dell’aiuto in ambito scolastico, analizzando le domande maggiormente ricorrenti da parte dei vari soggetti (discenti, docenti, genitori, istituzioni...), differenziando le situazioni per le quali è idoneo lo strumento del counselling dalle situazioni che richiedono interventi terapeutici e individuare situazioni in cui è opportuno estendere la consulenza ad altri sottosistemi”.
Particolarmente interessante per questo settore pare il percorso per la formazione di tutor scolastici rappresentato dall’esperienza formativa del Centro Ikos di Bari. Il Progetto nasce in risposta alle indicazioni e Circolari del Ministero della Pubblica Istruzione in ambito preventivo ed è attualmente una realtà dinamica.
La scuola ha infatti una grande responsabilità educativa che non si riduce ad una semplice trasmissione di conoscenze, essa è infatti chiamata a coniugare i saperi con le relazioni e ad accrescere l’attenzione verso le individualità, promuovendo lo "star bene" dello studente all’interno dell’istituzione nel rapporto con se stesso e con gli altri e degli obiettivi connessi ai processi formativi. L’attività tutoriale viene intesa e progettata come dispositivo finalizzato a fornire un supporto individuale e/o collettivo allo studente e/o all’intero gruppo-classe, per facilitare il processo di apprendimento degli alunni e per migliorare l’efficacia del lavoro didattico dei Docenti; il fine precipuo di questa funzione dovrà essere l’ottimizzazione del processo formativo e la prevenzione della dispersione scolastica. Il tutor lavora per la Funzione Obiettivo dell’Area 3, che riguarda gli interventi e i servizi per gli studenti, in stretta relazione con il coordinatore del Consiglio di Classe per monitorare l’andamento generale della classe e quello dei singoli alunni, calibrando le situazioni con interventi mirati ed efficaci.

Chi è il Docente Coordinatore Tutor scolastico?

Il tutor scolastico è colui che è in grado di stabilire una relazione personale tra adulto e allievo che permetta al primo di espletare la propria funzione educativa in modo rispettoso e al secondo di trovare uno spazio di accoglienza del proprio essere adolescente, con le fluttuazioni, le precarietà e le confusioni proprie di questa fase della vita; uno spazio dove sentirsi al sicuro quando parla delle proprie fantasie, debolezze, incapacità...» Accompagna e gestisce i processi di formazione.
Il termine tutor infatti deriva direttamente dal latino e significa appunto “accompagnare, proteggere, guidare”.
Fa in modo che l’adolescente si senta accolto e capito per quello che è, e non per quello che dovrà diventare: la sua identità in divenire, per quanto scomoda sia, viene riconosciuta e accettata da un adulto e quindi essa può apparire accettata anche dall’adolescente, e così fornire supporto.

Ciò che accomuna tutti gli insegnanti-tutor è infatti «il lavoro rivolto sia alla crescita cognitiva degli alunni che al loro benessere all’interno della scuola», essi costituiscono per gli studenti un punto di riferimento a cui rivolgersi per affrontare problemi relazionali, motivazionali e di orientamento.
La capacità d’ascolto è una componente attiva essenziale e fondamentale del processo comunicativo, non è una dote innata e naturale, essa è frutto di un apprendimento consapevole, è un comportamento e, come tale, va acquisito e potenziato attraverso l’educazione e la formazione.
Ascoltare l’altro autenticamente significa astenersi da modalità di risposta che possano costituire ostacolo alla relazione, significa immergersi nel mondo soggettivo dell’interlocutore, riconoscere la sua complessità e prestarne attenzione, concentrandosi sulla pluralità dei significati che il gesto comunicativo porta con sé.
Ciò non significa aderire ai sentimenti dell’altro, ma coglierli, comprenderli decentrandosi rispetto alle proprie opinioni e sintonizzandosi sull’altro. L’esperienza proposta dai colleghi di Bari appare quanto mai ricca di significati all’interno di una scuola moderna e maieutica il cui primo compito diviene quello di “consumere”, di prendere cioè atto dei bisogni dei bambini e giovani. Principalmente quello di sapersi adattare ad una società che cambia, che spesso fa richieste diverse da quelle dell’ambito culturale di provenienza. Che richiede al bambino a volte di essere diverso e di assumere valori diversi da quelli della famiglia di origine. E di non sentirsi “sbagliato” perché risponde ad esigenze che non comprende immediatamente. Allora il senso precipuo della scuola, l’educazione, non è quello di apprendere e completare il programma, ma di farlo come scusa per divenire cittadini. La figura del counsellor scolastico è dunque fondamentale come interprete dei diversi bisogni e delle diverse esigenze: i bambini troppo intelligenti che si annoiano, gli immigrati recenti, coloro che vengono da storie traumatiche, gli handicappati…. e forse anche i normali, ammesso che ancora esista questa categoria, che appare ormai insolita e “diversa” anch’essa.

Il Counselling per i medici

Il Counselling è insito nella natura del medico. Il suo è un ruolo non solo sanitario ma anche pedagogico, di informazione, di convincimento del paziente cliente ad adottare nuovi stili di vita più salubri, non solo a fare diagnosi e dare medicine. Il Counselling in questi anni si è sviluppato in cardiologia, reumatologia, malattie autoimmuni in generali, ginecologia, in neuropsicoimmunoendocrinologia. Tutta la psicosomatica comprende la reazione avversa del corpo a situazioni ambientali vissute in modo psicologicamente somatizzante. Dunque, che possibilità ha il medico di rinunciare ad essere per il proprio cliente un counsellor? Può delegare questo compito ad uno psicologo di studio? Od è questa una sua funzione prioritaria?
Perché il counselling trovi un posto sia nella giornata già piena del medico che, soprattutto, nella sua idea di intervento con i suoi pazienti è innanzitutto necessario che siano chiare due cose:
a chi servirà questo ipotetico “ di più”, e per far succedere cosa. Se l’intervento di counselling deve sviluppare la motivazione del paziente a… (smettere di fumare, cambiare abitudini alimentari, ecc.), analogamente l’intervento di formazione al counselling deve sviluppare la motivazione del medico a svolgere questo intervento. Per questo non bastano gli studi che dimostrano l’utilità del counselling, o i dati epidemiologici sui danni del fumo e del colesterolo.
L’apprendimento delle tecniche di counselling parte sempre da una esigenza del medico, a volte chiara e consapevole (in questi casi i medici chiedono spontaneamente formazione in questo senso) a volte nascosta da reazioni di insofferenze, di noia, di burn out. La domanda chiave che permette di fare emergere questa esigenza è in genere “ nella pratica di ogni giorno, cosa vorrebbe saper fare meglio? “ In quindici anni di attività con i medici abbiamo trovato una convergenza di risposte verso “ ottenere la fiducia dei miei pazienti” e “ convincerli a collaborare al progetto di cura”: due esigenze che non vanno solo nella direzione del “bene” dei pazienti, ma anche della diminuzione delle situazioni di tensione e insoddisfazione del medico.
Naturalmente, se si vuole evitare di produrre ulteriori frustrazioni è necessario chiarire che apprendere tecniche di counselling richiede una formazione adeguata
Nel progetto che sta prendendo forma, i passaggi sono:
fase di sensibilizzazione, affidata ai gruppi con l’obiettivo di migliorare l’informazione sulla natura dell’intervento di counselling in MMG e di sviluppare motivazioni all’apprendimento
Fase di formazione, che ogni ASL strutturerà in base alle risorse, agli obiettivi e alla risposta dei MMG, tenendo conto degli obblighi di qualità di una formazione di questo genere: numero limitato di partecipanti, numero di ore formative adeguato, adeguato livello dei formatori
Fase di sperimentazione e ricerca
Fasi di diffusione del modello in altri settori /professionalità
Così costruito, il progetto sviluppa tutte le sue potenzialità sia per quel che riguarda la soddisfazione dei MMG che per quel che riguarda la qualità dell’intervento e la sua possibilità di diffusione e sviluppo. Ma la cosa più importante è determinare la consapevolezza generale nella classe medica della importante connessione fra emozioni e malattia

Emozioni e malattia

Il medico di medicina generale deve divenire un esperto, se già non lo è, del rapporto fra emozioni e malattia. Una attitudine positiva contribuisce alla buona salute di ognuno di noi Comunque questa sortea di attitudine può essere difficoltosa da mantenere quando uno affronta una malattia cronica.
Questa malattia produce reazioni emozionali come rabbia, tristezza, frustrazione e soprattutto paura. Ciò aggiunge stress e sofferenza e questo può peggiorare i sintomi della malattia. Talvolta la gente si vergogna di tali sensazioni o non sa come esprimerli. Molti non realizzano che la depressione è un meccanismo di adattamento che l’essere umano sviluppa come risposta a situazioni di stress, di cui la malattia cronica è un esempio eclatante. Il più della gente si assicura di ricevere i trattamenti migliori e più moderni dal punto di vista fisico, ma spesso gli aspetti psicologici e le loro conseguenze sono trascurati e non trattati.
Ciò ha conseguenze tragiche poiché solo un appropriato trattamento ha enormi dividendi.
Essere depresso è depressivo e ciò si aggiunge alle difficoltà poste dalla malattia. La depressione ammala il sistema immunitario possibilmente peggiorando la corrente malattia e predisponendo a nuove. Diversi studi ed in particolare quelli di Candice Pert pubblicati in Molecole di emozioni, mostrano che un buon lavoro con le emozioni prolunga la vita e soprattutto la rende migliore.
Il Counselling può aiutare i metodi di cura fisici adottati (fisioterapia, agopuntura, chirurgia), ma anche i metodi farmacologici. Lo scopo del counselling è quello di permettere al cliente con difficoltà emozionali a sentirsi meglio con sé stesso. Queste difficoltà emozionali naturalmente possono sorgere da diversi settori, abusi, cattive relazioni, stress di lavoro ed associarsi a amalattie fisicheis. I sintomi che la persona esperienza sono i più vari. Alcuni di essi richiedono trattamento specialistico e psicoterapia, ma il trattamento di counselling è di elezione quando si tratta di attirare l’attenzione del cliente su modi diversi di approcciare il proprio malessere. Il Counselling per condizioni mediche è un settore specializzato e richiede conoscenza di medicina, della relazione medico paziente, della relazione corpo mente; può richiedere vari tipi di intervento, dalla meditazione alle tecniche di rilassamento, alla immaginazione guidata, fino al supporto emozionale ed al counselling relazionale-sistemico. Lo scopo può essere anche maggiore a quello singolo del supporto e deve essere accuratamente definito con il paziente con l’aiuto del counsellor. Il counselling sistemico può coinvolgere amici e parenti e dovrebbe farlo ogni volta che è possibile. La possibilità di lavorare con le emozioni attraverso la produzione di una storia meglio formata è molto maggiore se alla costruzione partecipano amici affidabili ed importanti per il cliente. Questo perché comunque la malattia coinvolge le relazioni, non solo il corpo e mette un simbolo marcatamente negativo all’interno delle migliori relazioni. Ma questo è il tempo in cui solide relazioni sono vitali e terapeutiche e l’aiuto di un counsellor fa una grande differenza.
Il counselling, rispetto alla psicoterapia è maggiormente un processo educativo che include il supporto emozionale.
Naturalmente vi sono diversi modi di affrontare e migliorare le proprie prestazioni emozionali. C’è il metodo delle medicine, gli psicofarmaci e per questo è consigliabile avvalersi dell’aiuto di uno psichiatra specializzato. Naturalmente noi non possiamo apprendere nulla prendendo una pillola, ma l’aumento dei neurotrasmettiori in modo appropriato ci permette di essere maggiormente sensibili ai fattori protettivi che ad esempio un buon programma di counselling può portare. C’è il metodo della psicoterapia, che, con diversi modelli di intervento, dal cognitivo allo psicodinamico, al sistemico, permette di comprendere i motivi profondi delle ragioni del nostro corpo e conseguentemente accendere modi diversi di coping con la malattia. C’è infine il counselling sistemico che mira ad accendere nel soggetto la consapevolezza delle proprie forze e delle forze delle persone care attorno a lui, dando modo di trascendere la tristezza, affrontare la paura, la frustrazione e l’ansia con il risultato che le relazioni diventano più vicine, più forti e perché no, in se stesse curative. Dieci buone regole sono suggerite per il miglioramento della salute emozionale e perché la stessa combatta la malattia ed il malessere che ci disturba:

  1. pensa positivo
  2. cammina molto
  3. mangia sano
  4. medita ogni giorno: una mente calma calma il corpo
  5. aumenta le tue capacità emozionali
  6. impara che ogni emozione va bene; non c’è nulla di sbagliato nelle emozioni che c chiamiamo negative
  7. separa l’emozione dal comportamento. Se sei arrabbiato non devi comportarti in modo distruttivo; limitati a sentire
  8. comprendi la depressione e il panico e accettale in un contesto sicuro
  9. investi nelle relazioni
  10. sviluppa la tua spiritualità, i tuoi valori

Un percorso lungo questi 10 punti può essere un ottimo training di counselling che, con l’aiuto del cliente, può sviluppare una storia alternativa più ricca, dare maggiori gradi di libertà e permettere al soggetto di avere nuove forze da elargire alle sue relazioni significative e a sé stesso.

Il co-counselling

Julian Briggs, autore inglese, propone lo strumento del co-counselling, un modo interessante di coaching personale e di counselling gruppale in cui il soggetto che viene a contatto con il counsellor è spinto a sua volta ad esercitare attività dirette di counselling nei confronti di un amico o di un parente. In questo modo la parte passiva dell’azione di counselling è ancora di più ridotta ed il soggetto è spinto attivamente ad esercitare l’azione di consulenza nei confronti di persone significative del proprio contesto di vita.
Co-Counselling è dunque uno strumento potente per lo sviluppo personale, un metodo efficace per lo stress management, un training per la competenza emozionale, un modo valido per il peer support un sistema di self-discovery.
Offre molti modi di aiutare al cambiamento, per sentirsi più vivi, più fiduciosi in sé stessi e in definitiva più contenti, spendendo meno tempo su sentimenti negativi. Permette naturalmente di arricchire le proprie relazioni positive, ma anche migliora quelle esistenti ed importanti. Permette di esprimere i sentimenti positivi verso i genitori, verso i propri figli, di apprezzare le parti positive. Questo è l’obbiettivo del co-counselling perché intrinsecamente afferma le qualità della persona che viene chiamata attivamente ad essere counsellor, magari proprio nei confronti di una persona con la quale la relazione è complessa e difficile. Per questo il co-cunselling si rivolge a persone che vivono la loro vita generalmente in modo soddisfacente e che sentono di voler aiutare qualcun altro a loro vicino che secondo loro in quel momento e per quel problema mnon ce la sta facendo. Ma nel fare questo permette anche di chiarire cosa c’è di buono e cosa di meno buono nella vita quotidiana, quali sentimenti sono appropriati e quali meno. Mentre il cliente apprende a fare il co-counsellor, può sperimentare la possibilità di leggere i propri problemi in qualità di cliente, ma può sedersi accanto agli stessi mentre è attivo come co-counsellor. Il sistema, molto interessante, propone corsi di co-counsellor di 40 ore. Sono corsi centrati esperenzialmente ed in gruppo. E’ naturalmente possibile anche la consultazione singola, ma certamente il contatto di gruppo permette esperienze relazionali più importanti, permette anche di esperenziare con un partner quanto appreso per poi sperimentare, all’interno della propria rete relazionale l’utilizzo delle tecniche di gestione narrativa ed emozionale apprese nel training.

Il counselling alla famiglia

Una delle forme di counselling più diffusa è quella familiare collegata al ciclo della vita. La differenza dalla psicoterapia è semplice e basilare. Nel caso del Counselling non ci si occupa di problemi legati alla psicopatologia espressa da qualche membro, ma invece del disagio provocato dalla complessità del ciclo della vita. Il Counsellor sarà così alle prese con uno dei diversi momenti di complessità: la fase del fidanzamento e dell’uscita di casa; la fase del “dopo il matrimonio“ con la fine delle illusioni, la nascita dei figli; la crescita degli stessi e la fase centrale del matrimonio, l’invecchiamento dei genitori, la presenza della malattia, il proprio invecchiamento e i lutti. Il metodo di intervento, sotto un profilo sistemico si differenzia in modo importante dalla psicoterapia. E’ centrato sugli aspetti psicoeducazionali che nello specifico sistemico si sostanziano nel versante socio costruzionista e narrativo. La metafora della storia meglio formata è sempre vincente. La famiglia viene portata a confrontarsi fra gli aspetti di normalità connessi al problema presentato e la costruzione di una storia personale in cui i limiti descritti all’inizio divengono motori propositivi per nuove possibilità, ed una volta ancorata la nuova descrizione, il Counselling per questa fase può consididerarsi concluso.
Ad esempio il messaggio cardine per la fase “finita la luna di miele” può essere quello di apprendere che giusto perché i sentimenti sono cambiati di intensità dopo uno o due anni di matrimonio, ciò non significa che l’amore è svanito. Realmente questa è una opportunità di apprendere che ci sono forme diverse di amore; semplicemente occorre conoscere se stessi un pochino meglio per poter amare un altro ancora di più. Il matrimonio fornisce possibilità di crescita personale che possono espandere le proprie relazioni. Si può essere “distratti” dal fatto di aver avuto un bambino, comprato una casa, cambiato lavoro, cambiato il rapporto con i genitori o gli amici e questo può condurre ad una crisi. Ma non si può perdere l’opportunità di considerare che questi stessi elementi possono essere un modo per conoscersi meglio in questo particolare momento del ciclo della vita. Il Counselling allora può insegnare quali elementi sono predittivi di una crisi negativa e come gli stessi elementi possono condurre ad un modo di energizzare se stessi ed il proprio contesto. Solo se gli elementi dell’intervento divengono connessi a sintomi rilevanti, a vere disfunzioni, o a conflitti esternalizzati, arriva il momento di passare la mano verso la richiesta di un intervento di psicoterapia o di mediazione. Ma la maggior parte delle volte, quando l’intervento non è rivolto ad una famiglia disfunzionante, l’intervento di counselling risulta positivo e definitivo per quel momento speciale.

Il Counselling Individuale

Un ottimo esempio di counselling individuale ci è fornito dal Canada con la sua esperienza del “The Anger Management Counselling Practice“ che provvede counselling individuale per soggetti che non sono in grado di gestire la propria rabbia.
Viene fornito un servizio di counselling psicoeducazionale per aiutare gli individui a comunicare con maggior efficacia i loro voleri e bisogni, attraverso l’espressione appropriata della rabbia e delle altre emozioni correlate. Il Counselling è offerto su base singola piuttosto che sulla tradizionale base gruppale. Occorre un contesto caldo, accogliente e sicuro che permetta al cliente di indirizzarsi ai propri sentimenti di rabbia in modo completo. I Counsellor hanno esperienze nel campo sociale, della famiglia e nei problemi di addizione, gioco compulsivo, clienti inviati dalla corte e no. Si parte dal presupposto che la rabbia sia un sentimento valido e salutare. Ma a molti viene insegnato che non è corretto manifestarla e neppure esprimerla. Questo ci lascia spesso frustrati ed incapaci di esprimere come ci sentiamo dentro. Come risultato alcuni di noi immagazzinano e sopprimono la rabbia, mentre altri la esprimono ma in modo negativo e non salutare. Il counselling individuale è centrato nell’insegnamento delle pratiche di riconoscimento ed espressione della emozione connessa alla rabbia e alla sua espressione in modo positivo e salutare. The anger management counselling practice aiuta ad apprendere di più sulle origini di questa rabbia e come questa ha determinato il modo attuale di esprimersi e la attuale situazione che ha reso necessario la richiesta di aiuto.
Oltre al problema specifico della rabbia, che tuttavia è assolutamente centrale in molte modalità distorte di comunicazione, il counselling individuale risulta molto utile in generale nel complesso campo delle relazioni nella fase centrale della vita, nella gestione della vita personale e nelle relazioni di lavoro.
Alcune delle domande che rendono la vita difficile alle persone possono essere:

  • mi sono reso conto che tendo a sabotare ogni nuova relazione quando questa comincia ad essere un po’ troppo stretta;
  • il mio compagno-la mia compagna mi tratta in modo negativo, senza rispetto
  • sono single e ho paura di rimanerlo per sempre così come ho paura di accompagnarmi
  • le mie attuali relazioni mi annoiano
  • i miei bambini sono incontrollabili
  • mi preoccupo di tutto
  • urlo spesso ai miei figli e al mio compagno
  • mi sembra sempre di andare a letto troppo tardi
  • sono annoiato con il mio lavoro
  • ho paura di cercare un nuovo lavoro

Un Counsellor individuale può spesso trovarsi alle prese con domande di questo genere. Il modello di intervento dovrà badare a riconoscere alcuni principi di fondo:

  • rimanere connesso in modo specifico alla domanda formulata
  • preparare risposte parziali alla domanda che lascino al soggetto la totolarità della risposta
  • esercitare il metodo psicoeducazionale indicando al soggetto alcuni elementi di base ma lasciando allo stesso la libertà di interpretarli
  • collegare al problema presentato il riconoscimento delle emozioni
  • ipotizzare i modi specifici di collegamento fra corpo e mente per quella persona in relazione a quel problema
  • pingere il soggetto a comportamenti anche fisici e localizzati, mtaforicamente utili per sperimentare il successo in quel particolare problema
  • connettere il problema specifico al ciclo vitale
  • connettere il problema specifico al genogramma
  • inserire il problema specifico in una narrazione completa e di successo costruita assieme al cliente, ma padroneggiata e completata dallo stesso.

Questo Percorso che è fondamentalmente di empowerement del soggetto, della sua capacità interpretativa della realtà e della vita, dà il senso ed il valore del mestiere del Counsellor come specifico, unico e di valore.

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