IPOTIZZAZIONE E PROCESSO MEDIATORIO

Effetti pragmatici dell’uso dell’ipotesi nel processo di costruzione di significati condivisi in mediazione familiare.

di Andrea Mosconi Psichiatra, Psicoterapeuta, Didatta del Centro Milanese di Terapia della Famiglia, Co-direttore del Centro Padovano di Terapia della Famiglia e-mail: info@cptf.org

Premesse
Il presente contributo riecheggia, volutamente il titolo del noto articolo di V.Ugazio (1984). Il nostro obbiettivo è rideclinare il tema dell’ipotesi sistemica all’interno dei vincoli del processo di mediazione. L’importanza di porre l’accento su questo tema nasce da alcune considerazioni:
a) nelle situazioni conflittuali sono presenti molti elementi che contribuiscono ad un restringimento del campo attentivo dei contendenti sugli elementi fonte di conflitto.
b) Contemporaneamente viene ad essere enormemente impoverito ed alterato sia il senso del tempo che la contestualizzazione dell’esperienza.
Gli elementi possono essere così riassunti:
1) L’esperienza attuale dell’abbandono e della rottura di una relazione “vitale” che diviene l’elemento fondamentale
2) Il tempo che viene vissuto come un eterno presente rimasto immutato da quando i motivi di conflitto hanno raggiunto un loro apice ed una loro costanza.
3) Il contesto delle esperienza passata che ha perso di significato nella radicalizzazione ed assolutizzazione dei motivi di conflitto.
A ciò, e sempre attivi nello stesso senso, si possono aggiungere elementi facenti parte del contesto giudiziario quali:
1) i tempi del percorso giudiziario spesso non coordinati, per difetto o per eccesso, con i tempi del conflitto.
2) L’aspettativa delle “soluzioni di diritto” sostenute dagli avvocati.

La pregnanza emotiva di tutti questi elementi può coinvolgere anche il mediatore portandolo a pensare di dovere lavorare forzando precocemente sugli “accordi” senza prendere in esame e rielaborare sufficientemente le “premesse del conflitto”.
L’intero “sistema mediante” può così collassare in un presente fatto di ricerca di accordi che poi vengono smentiti.
Ma ogni “conversazione trasformativa o ristrutturante” si basa sulla costruzione di un processo di negoziazione dei significati. Per la mediazione, che ne è un esempio importantissimo, tale negoziazione trae vantaggio dalla possibilità di restituire tempo e contesto ai fatti tornando inevitabilmente a lavorare sul “quid pro quo” della coppia e sulle premesse del conflitto.
Nella costruzione di tale percorso riteniamo che il processo di ipotizzazione secondo l’ottica sistemica assume importanza fondamentale.
Selvini e coll. attribuiscono, infatti, al processo di ipotizzazione in seduta di Terapia Familiare due funzioni fondamentali: a) garantire l’attività del terapista e b) introdurre struttura ed informazione nel sistema familiare (Selvini Palazzoli M. e coll. 1980 ). Ugazio (1984) aggiunge, inoltre, che facendo riferimento agli aspetti semantici della comunicazione esso svolge un più ampio ruolo nella conduzione della seduta.
Le medesime funzioni possono essere svolte, a nostro avviso, nel processo di mediazione.
Non è, infatti solo la funzione di meta-struttura cognitiva che permette all’ipotesi sistemica di agire nel senso indicato, ma è la sua struttura intrinseca, anche per i significati impliciti che veicola, a svolgere tale funzione. Le ipotesi sistemiche, infatti, non sono ipotesi banali, ma sono dotate di alcune caratteristiche specifiche che, restituendo significato alle vicende relazionali, le rendono particolarmente adatte ad attenuare i conflitti a depatologizzare e decolpevolizzare.
Qualità caratteristiche e struttura dell’ipotesi
La costruzione di un’ipotesi sistemica si basa sulla trattazione di alcuni temi che per la loro stessa caratteristica sono in grado di lavorare sia sull’asse temporale che sull’asse della contestualizzazione degli eventi.
Riassumiamo nella tavola n.1 i temi base su cui si concentra la conversazione per la costruzione dell’ipotesi
Nella colonna di destra si suggerisce che per un procedere strutturante della conversazione sarebbe auspicabile svolgere di volta in volta un solo tema che andrebbe allargato e successivamente riassunto al fine di costruire progressivamente un percorso comune. Una trattazione ordinata di tali temi è in grado, così, di attivare un processo condivisione di significati fortemente marcato in senso trasformativo.
Ma il contenuto stesso dei temi ha, a nostro avviso, altri importanti effetti sulla relazione coppia – mediatore e sull’assetto cognitivo degli interlocutori. Reintroducendo TEMPO e CONTESTO nelle descrizioni lavorano nel senso di modificare le caratteristiche della situazione di conflitto cui si è fatto cenno più sopra. Riassumiamo tutto ciò nella Tavola n.2
Oltre a ciò la costruzione di "IPOTESI/DESCRIZIONI SISTEMICHE" non è un fatto banale, ma si regge su premesse implicite che Selvini e coll. (1980) riassumono come segue:
a)includere tutti i componenti della famiglia e fornirci una supposizione concernente il funzionamento relazionale globale;
b) descrivere le relazioni;
c)non attribuire colpe, ma connotare positivamente i diversi comportamenti, connettendoli l'uno con l'altro, per mostrarne le reciprocità;
Esse sono assolutamente diverse da quelle della coppia in conflitto basate spesso su di una visione diadica ed inevitabilmente sulla attribuzione delle colpe.
Vista in questa prospettiva il processo di Mediazione si dipana su tre assi: il primo è quello temporale che fa oscillare l’attenzione dei partecipanti dal passato, costruttore del conflitto, al futuro, portatore della ricerca di possibili soluzioni; il secondo è costituito dai temi trattati che lavorano sulla contestualizzazione e storicizzazione dell’esperienza vissuta e quindi sulla sua relativizzazione; il terzo è quello implicito delle premesse sui cui si regge la conversazione per la costruzione dell’ipotesi sistemica che passano nell’implicito attraverso l’atteggiamento ed il modo di ipotizzare del mediatore sistemico.
Ancora una volta riassumiamo tutto ciò nelle tavole seguenti.
Considerazioni conclusive
A quanto esposto fin qui si può obbiettare che l’urgenza del conflitto non permette spesso di prendersi il tempo di un approfondimento così accurato dei temi. Su questa obbiezione si possono articolare diverse considerazioni.
L’urgenza spesso diviene tale solo se in qualche modo il mediatore vi partecipa. Egli, infatti può non riuscire a comunicare la forza delle sue convinzioni relative alla necessità di uscire dal gioco delle colpe. Tuttavia è possibile che in tali situazioni si cerchino degli accordi di minima sulle cose più pressanti per prendersi poi il tempo per il percorso successivo.
Qualcosa si può inoltre aggiungere sulle differenze tra il processo di ipotizzazione in Terapia e in Mediazione. La coppia in conflitto può non capire, almeno inizialmente, le ragioni di un ritorno tanto indietro nel tempo. Potrà, infatti, ricavarne la sensazione o che si torni a riaprire argomenti che aggiungono motivi al conflitto o che riaprono speranze di riconciliazione soprattutto in chi eventualmente ha subito la decisione di separarsi. Il mediatore deve tenere conto di ciò e deve riuscire a comunicare il suo interesse per le ragioni del conflitto e della decisione di separarsi. A tal fine potrà anticipare la storia della coppia e posticipare il tema delle famiglie di origine che verrà motivato con la necessità di capire sia come hanno partecipato al conflitto sia, precedentemente, alla costruzione del rapporto di coppia. In tale percorso si potranno introdurre tutte le richieste riguardanti i caratteri dell’uno o dell’altro personaggio. Infine è utile tenere conto che il tema dei caratteri e della qualità delle reciproche relazioni è un tema molto attivante e in grado di fornire molte informazioni esso quindi non va mai dimenticato.


BIBLIOGRAFIA
  • M. Gonzo, A. Mosconi, M. Tirelli (1999) L’intervista nei Servizi Socio-Sanitari: uno strumento conoscitivo e d’intervento per gli operatori. - Ed. Cortina - Milano
  • A.Mosconi (1996) Separati per legge:Genitori sempre. L'intermediazione di coppia. Problemi attuali e Prospettive.Legge e Psiche, Rivista di psicologia Giuridica e Psichiatria Forense n.1 Aprile pagg.35 – 44
  • Mosconi A. Mastropaolo L. (2001) La Formazione in Mediazione come spazio Esperienziale Relazione al Congresso Nazionale SIMEF
  • Mosconi, A., Tirelli, M. (1997) Dalla Scheda Telefonica alla Cartella Dati. Ecologia della Mente, 2: 67-93.
  • Ugazio, V. (1984) Ipotizzazione e processo terapeutico. Terapia Familiare, 16: 24-37.
  • Selvini Palazzoli, M., Boscolo L., Cecchin G.F., Prata G. (1980). Hypothesizing - circularity - neutrality: Three ghidelines for the conductor of the session. Family Process, 19, 3-10. ( Trad.it. Ipotizzazione, Circolarità, Neutralità: tre direttive per la conduzione della seduta. Terapia Familiare, 7: 7-19)

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